Proprio perché spesso non ci piace il nostro corpo, indipendentemente da quanto corrisponde ai canoni estetici imperanti, questo rapporto difficile che ci provoca emozioni, vulnerabilità e sbalzi di autostima è un potente materiale grezzo per la produzione artistica autobiografica. Con l’autoritratto trasformiamo dolore in arte, o
perchè le opere non solo ci permettono di cambiare la percezione del nostro corpo e del nostro volto, scoprendo quindi nuovi modi di guardarci, ma parlano anche ad altri che si rispecchiano. Ci permettono di diventare portavoce di tanti, e la condivisione col pubblico, se e quando ci sentiamo pronti, è un atto politico, ed è l’ultimo stadio di questo processo alchemico.
Nell’autoritratto siamo, allo stesso tempo, autore, soggetto e spettatore, e la potente dinamica tra i tre ruoli scatena il processo creativo che stimola l’inconscio a parlare col linguaggio dell’arte e produrre delle opere d’impatto che mostreranno il nostro corpo come espressione di valori quali la libertà fisica, mentale ed emotiva.
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